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Il castello Sanseverino e il ciclo pittorico

di Vincenzo Falasca

 

Il terremoto del 16 dicembre 1857 cancellò nel centro abitato tutte le testimonianze monumentali del passato. Oggi ne restano solo labili tracce.

Al centro della collina su cui oggi sorge Grumento Nova si ergono gli scarsi resti dell'imponente castello, costruito nella seconda metà dell’XI secolo dai Conti di Montescaglioso, primi feudatari di Saponara. Il complesso monumentale, nel corso dei secoli, ha subito vari ampliamenti. Nel catasto onciario del 1749 si legge: “L’illustre Luiggi Sanseverino… possiede un palazzo sopra duecento stabili per uso di abitazione, con giardino adiacente”.

Esso si sviluppava dall’attuale Largo Umberto I sino all’odierna piazza Sandro Pertini. Intorno al 1700 fu completamente ristrutturato dal Principe Carlo Maria Sanseverino, grazie a cui venne affrescato dal saponarese Giovanni Perrone e dal calabrese Altobella di Altomonte. La definitiva sistemazione, data da Carlo, comprendeva dodici appartamenti. Venne anche creato un “teatro leggiadro pe’ drami musicali o comedie” di cui il Principe era appassionato cultore e autore (il teatro probabilmente sorgeva sul luogo occupato dall’attuale bar Mary).

Alla scuderia del Castello, che in origine era il Salone di Corte, ove il Principe teneva le sedute ufficiali, si accedeva dall’ampio spiazzo, chiamato "Steccato" (oggi Largo Umberto I) e poteva ospitare ben sessanta cavalli da maneggio. La scuderia era illuminata da un lampadario d’argento e lungo le pareti erano allineate nicchie con figure di angeli reggenti specchi di Venezia, da cui il nome di “specchioni” dati loro dal popolo (ciò che di essi rimane è stato recentemente restaurato da Gianluca Regoli di Roma).

Il castello era costituito da quattro piani, ed era sormontato da un’alta torre detta "Guardaroba". Con la caduta del regime feudale i Sanseverino, nel 1853, vendettero il castello e altre proprietà al Gran Priore di Bari Giulio Cesare Giliberti.

La ristrutturazione effettuata di recente ha avuto il merito di recuperare uno stabile che il tempo aveva reso assai fatiscente, e che ora è utilizzabile per eventi e manifestazioni.

 

La struttura architettonica e il ciclo pittorico

Planimetria del castello tratta dai disegni dell’ingegner Pagliuca di Potenza (1859)La forma del castello, piuttosto irregolare a causa degli interventi sporadici effettuati in varie epoche, assunse fra il 1670 e il 1700 le dimensioni che si vedono nella planimetria a fianco riportata.

Il castello (colorato in giallo) si allunga dall’attuale Largo Umberto I, contrassegnato con la lettera A, sino alla casa della famiglia Caputi.

La parte iniziale del castello era costituita da un lungo Salone di corte (divenuto poi scuderia) con due alte torri alle estremità.

Attualmente il Salone-scuderia si mostra al visitatore con 36 nicchie, ove sono affrescati angeli che reggono con la mano destra degli specchi (anch’essi dipinti) di stile veneziano.

Fra alcune delle nicchie e al di sotto di esse vi sono i segni dei muretti che delimitavano le poste dei cavalli.

La rappresentazione allegorica dell'astronomiaA destra dell’ingresso appaiono due immagini allegoriche: la prima (con compasso e squadra) rappresenta la disciplina dell’astronomia, la seconda, con un sacco di sementi e pantaloni contadineschi, la disciplina dell’agricoltura.

La rappresentazione allegorica dell'agricolturaNella parte superiore delle pareti (circa a tre quarti) erano affrescati numerosi medaglioni riproducenti i busti di poeti, musicisti e artisti in genere.

Ciò ci offre la certezza che all’origine il Salone non era una scuderia: sembrerebbe infatti ben strano che in un ambiente riservato ai cavalli venissero dipinte tali immagini.

Sulla facciata esterna è affrescato un doppio scudo attraversato da una banda rossa in campo bianco e due palafrenieri che tengono due cavalli.

 

 

Medaglione con raffigurazione di poeta o musicistaLo stemma ufficiale dei Sanseverino era uno scudo con fascia rossa in campo bianco: i due scudi (uno all’interno dell’altro) stanno a indicare che i Conti di Saponara nel 1622 furono insigniti dal Re di Spagna Filippo III del titolo di Principi di Bisignano, il Principato più importante del Regno, che era rimasto senza eredi maschi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Copyright testo e immagini (ove non inseriti altri riferimenti) di Vincenzo Falasca.