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25 marzo giorno dell'Annunciazione: persistenze di riti apotropaici e rappresentazione magica della malattia

 

Di Francesco Tarlano

 

Nella cultura popolare lucana si sono conservati numerosi riti apotropaici, volti ad allontanare gli spiriti maligni o la malattia, o ancora le maledizioni. La malattia va dunque affrontata con comportamenti realisticamente orientati. I mal di testa sono spesso legati alla fascinazione, o a condizioni meteorologiche particolari.

Nella sua straordinaria opera Sud e magia, Ernesto De Martino riporta numerosi esempi da tutta la Basilicata di formule magiche da dover recitare in particolari momenti per risolvere problemi di salute.

Anche nel paese di Saponara - Grumento Nova, nel giorno della festa dell’Annunciazione, si praticava un rito molto particolare: nella contrada detta “‘Ngulastr”, presso il cimitero, si usava far passare i bambini affetti da idrocele congenito nudi attraverso l’apertura praticata al centro del tronco di un olmo.

Lo squarcio era tenuto aperto da due “padrini” durante la messa di mezzogiorno tenuta nella chiesa dell’Annunziata, in particolare nel momento della consacrazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo, al suonare delle campane.

In quel momento si pronunciava una frase rituale che recitava: «Pass’ cumpar’ (e) ca cogl’ (ie) è sanat’ (e)».

Dopo il passaggio dei bambini malati il tronco dell’olmo veniva richiuso e fasciato con del muschio fresco.

La sopravvivenza dell’olmo stava a significare che l’albero possedeva la forza necessaria per risanare i bambini.

Di questa cerimonia, che affonda le sue radici in riti naturalistici, e che in passato richiamava genti da zone anche molto lontane, resta memoria solo tra gli anziani del paese.