Il contesto sacro di San Laveriodi Gioia Bertelli
L’edificio, in posizione leggermente sopraelevata, si trova al centro di un’area pianeggiante interessata dalla confluenza di due corsi d’acqua: il fiume Agri e il torrente Sciaura. Secondo quanto attesta la Passio (ossia la narrazione del martirio) scritta nel 1162 da Roberto da Romana, diacono di Saponara, Laverio, agli inizi del IV secolo, prima che Costantino si convertisse al cristianesimo, sarebbe stato decapitato fuori della città di Grumentum, all’incrocio tra i due fiumi e lì seppellito. Sulla sua sepoltura sarebbe stata costruita per volontà del popolo grumentino una chiesa di grande bellezza, come recita la fonte latina.
La chiesa del XIX secolo è stata interessata da interventi di recupero che hanno portato anche alla identificazione nell’area di una serie di strutture in relazione con le fasi di frequentazione più antiche della zona, alcune delle quali di chiara origine funeraria pagana, da collegare con la vicina città romana. All’interno della chiesa e nell’area circostante indagini archeologiche, iniziate nel 2008 e ancora in corso, hanno permesso di recuperare diversi e numerosi dati che permettono di inquadrare meglio la storia del sito, che a grandi linee può essere così tratteggiata.
Relative all’edificio paleocristiano sembrano essere le strutture riferibili ai muri perimetrali nord e sud, ampiamente rimaneggiati e ricostruiti nel tempo. La zona settentrionale non è stata ancora indagata, a eccezione dell’area verso ovest, ove è stato messo in luce un ambiente quadrangolare e altre strutture, queste ultime riferibili a due ossari di età tardomedievale, di cui solo uno esplorato.
Tra il materiale di risulta sono stati recuperati numerosissimi frammenti di intonaco affrescato, probabilmente da mettere in relazione con la decorazione interna della chiesa di età paleocristiana e frammenti di stucchi. Nella zona a Ovest, di fronte all’ingresso della chiesa odierna sono stati individuati due sarcofagi in pietra, di cui uno decorato con un bucranio, kantharoi, ghirlande e racemi è databile al III sec. d.C., e alcuni cippi funerari reimpiegati nella muratura; all’interno della chiesa, sopra l’altare, era collocata una statua di età tardo medievale raffigurante San Laverio; tutti i manufatti, come altri ritrovati erratici nell’area, sono custoditi presso il vicino Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val d’Agri.
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