AddThis Social Bookmark Button

I templi

di Attilio Mastrocinque

JavaScript must be enabled in order for you to use Google Maps.
However, it seems JavaScript is either disabled or not supported by your browser.
To view Google Maps, enable JavaScript by changing your browser options, and then try again.

Il tempio AA Grumentum, nell’area urbana, sono stati scavati quattro templi, tutti caratterizzati da una struttura su alto podio, di tradizione italica.

Secondo una tipologia architettonica molto diffusa nel mondo greco e romano, la statua di culto era conservata all’interno di una cella, la parte più segreta del tempio, accessibile ai soli sacerdoti e preceduta da uno spazio aperto porticato (il pronao). Intorno ai templi sono presenti ambienti accessori e spazi aperti, adatti a ospitare i fedeli raccolti durante le celebrazioni delle divinità.

I santuari grumentini sono convenzionalmente identificati, fin dall’epoca del rinvenimento, da una lettera dell’alfabeto.

 

Il tempio A

Planimetria del Tempio AIl tempio A, posto dietro la scena del teatro e orientato in senso Est-Ovest, è circondato da un porticato, ed è accessibile attraverso due ingressi minori dalla piazza antistante il teatro. L’ingresso principale avveniva dal lato occidentale, attraverso una gradinata che rendeva possibile salire sul podio rivestito di blocchi modanati in pietra calcarea grigia.

Davanti alla gradinata di accesso è ancora conservato un altare (ara), anch’esso rivestito in pietra calcarea grigia.

Durante gli scavi nel tempio A è stato rinvenuto il torso in marmo rappresentante un fanciullo, identificato forse con la divinità egiziana Arpocrate. Sarebbe affascinante, ancorché non dimostrabile con sufficiente attendibilità, presupporre la presenza di un culto orientale (egizio in particolare) nel centro di Grumentum.

Non è chiara la cronologia della fondazione del tempio, che ebbe un ciclo di vita piuttosto lungo, e venne abbandonato all’incirca nel V secolo d.C.

 

 

 

 


 

 

Il tempio B

Planimetria del tempio BIl tempio B, a fianco della casa dei mosaici, è posto su un podio costruito in opera incerta (ossia realizzata con una gettata, entro cassaforma, di un composto di malta, ciottoli e frammenti di laterizio). È preceduto da un ampio spazio aperto, e fiancheggiato da vani accessori, funzionali alle esigenze del culto della sconosciuta divinità che entro vi era ospitata e adorata.

 

 

 

 

 

Il tempio B


 

Il tempio C

Planimetria del tempio CIl tempio C e il tempio D, entrambi nel Foro, risalgono all’epoca degli imperatori giulio-claudii, ossia ai più vicini discendenti dell’imperatore Augusto. Nell’edificio C è stato rinvenuto un ritratto in marmo dell’imperatrice Livia, moglie di AugustoRitratto di Livia Drusilla rinvenuto nell foro durante gli scavi Bottini.

 

Questo importante reperto ha consentito di riconoscere il tempio come un complesso dedicato al culto imperiale (ossia un “augusteo”). Il podio, a cui si accedeva tramite due scalinate laterali e una sulla fronte dell’edificio, è decorato da una cornice in pietra arenaria. L’eleganza e l’importanza della struttura è testimoniata anche dal pregiato pavimento, conservato attualmente in museo, in marmi colorati (opus sectile), disposti a formare un motivo geometrico a rombi.

 

Il tempio C


 

Il tempio D

Planimetria del tempio DIl tempio D è forse il Capitolium grumentino, ossia il santuario più importante della città, che ospita il culto della triade capitolina, le tre principali divinità del pantheon romano: Giove, Giunone e Minerva.

Della struttura, assai mal conservata, rimane l’imponente podio, alto circa 3 metri, costituito al suo interno da una struttura “a vespaio” (ossia un reticolato di muri, funzionali a sostenere tutta la struttura superiore) riempita di sabbia e terra. Il nucleo del podio, così realizzato, è rivestito da paramenti realizzati in opera reticolata (blocchetti a forma di prisma con la faccia a vista piatta, che venivano inseriti nel nucleo in cemento) in pietra calcarea grigia.Il tempio D

 

 

 

 


Copyright testo e immagini (ove non inseriti altri riferimenti) di Attilio Mastrocinque.